Come attraversare il lutto: testimonianze

I gruppi di auto mutuo aiuto (G.A.M.A.) per l’elaborazione del lutto possono davvero aiutare le persone a trovare un nuovo orizzonte di senso nella loro vita? I partecipanti ai G.A.M.A., a loro volta, possono essere d’aiuto ad altre persone che hanno vissuto la stessa dolorosa esperienza?


Ne parliamo con Adriana Casalegno, facilitatrice dei G.A.M.A. di FILE, che ci racconta la sua personale esperienza come partecipante (prima) e come facilitatrice (poi), figura importantissima all’interno del gruppo che permette il corretto fluire della comunicazione tra i partecipanti.


Il mio tempo alla Fondazione come PARTECIPANTE dei gruppi di auto mutuo aiuto per l’elaborazione del lutto

Il mio dolore straripante si tuffò nei loro occhi, un attimo. Un baleno. Lì si posò.
Avevo telefonato a FILE per chiedere dei gruppi di auto mutuo aiuto.

Fui accolta dalle facilitatrici del gruppo da me scelto. Il colloquio con le facilitatrici è la prima accoglienza, il “momento individuale” che può essere ripetuto. Il momento in cui, con sorpresa, inizia il proprio racconto.

In seguito, arrivai al giorno fissato. Nella stanza c’era il gruppo e c’erano le facilitatrici già conosciute.
Nel primo incontro con il gruppo ci si presenta come si può, come si vuole, con il proprio dolore, le proprie perdite.

Alla presentazione del dolore, della perdita di ciascuno, seguì la mia. La testa era lontana, staccata dal corpo, staccata dal cuore. Eppure le voci, le note, conosciute e non, iniziarono ad arrivare. Trattenendo il fiato aspettavo il lunedì, giorno di ritrovo del gruppo, quando, così, tra noi nel cerchio, le emozioni prendevano dignità, prendevano forma. Le vedevo, ne sapevo i nomi. Soprattutto, ne coglievo la libertà.

Mi accorsi, come altri prima e dopo me, che solo lì era possibile saperle vive, le emozioni diverse, ancora presenti, ancora mutevoli. Lì nel cerchio, il mondo esterno, con le richieste, le pressioni, i doveri, i consigli, i giudizi, non ci bloccava, non ci spingeva, non ci rendeva estranei a noi stessi.

Cominciai a respirare. In quella stanza potevamo stare accanto al nostro sentire nei tempi personali, intimi, opportuni al dolore. Ogni racconto, una finestra di sguardo. Tutti assieme, la visione del paesaggio complesso. Parole, frasi che appartenevano a me, a tutti, nel prima, nel dopo. Il respiro del gruppo nel dire, nell’ascoltare.

Intanto, piccoli spazi si ritraevano all’invasione del mio dolore. Piccoli vuoti lasciavano entrare pezzi di cielo, teneri ricordi. I vissuti persi cambiavano forme. L’ascolto, la dignità del sentire, me stessa e l’altro da me, entravano ovunque nel mio quotidiano.

Andavo ricostruendomi in un altro disegno di puzzle…


Il dolore della perdita, del proprio lutto importante, resta l’humus comune nel gruppo di auto mutuo aiuto.



Il mio tempo alla Fondazione come FACILITATRICE dei gruppi di auto mutuo aiuto per l’elaborazione del lutto

Le facilitatrici mi chiesero se volevo partecipare ad un corso di formazione organizzato da FILE. Avevo già seguito il corso per volontari in un luogo ampio, capace di accogliere anche persone interessate, sensibili alle tematiche del lutto, del fine vita. Formatori, psicologi, dottori, infermieri avevano alternato le loro voci, i loro contributi, con toccanti, coinvolgenti esperienze.

Ora, con il corso di formazione per facilitatori, mi veniva offerta la possibilità di continuare a stare in un luogo, un contesto di FILE che si prende cura di parti di noi, dei nostri cari, delle nostre perdite. Spazio che sentivo corrispondermi e che mi avrebbe permesso di continuare ad arricchire, attraverso la relazione, la conoscenza e il contatto con me in modo non oblativo, non sacrificale.

Fu un’esperienza a tutto tondo. Momenti di pensiero e momenti esperienziali unirono il gruppo. L’importanza dell’ascolto, prima e fondamentale disposizione, divenne consapevole. Dopo il corso, c’è stato il tempo come osservatore: l’andare in un cerchio diverso dal proprio, stare in silenzio, osservare le dinamiche, parlare poi, a fine incontro, con le facilitatrici e confrontare le impressioni.

Mi resi conto che fermare le parole, sospendere la possibilità di intervenire era una condizione inusuale, difficile, eppure mi rendeva attenta in modo diverso e affinava l’ascolto. Imparavo, senza il pensiero di colmare silenzi, a far entrare maggiormente le diversità del dire, del sentire, del porsi.

Avevo tempo di guardare anche parti di me che venivano toccate dai racconti, dalle interazioni e risuonavano piacevolmente o spiacevolmente (tematiche che si possono affrontare negli incontri di supervisione).

Iniziai come facilitatrice di un gruppo assieme ad un’altra persona. Essere due facilitatrici, ciascuna con il proprio modo di stare col dolore, è una grande ricchezza per sé e per il gruppo.

Il proprio sentire è importante, al tempo stesso, è una parte. La compresenza di due facilitatrici è già veicolo di inclusione, di apertura a più visioni a più dimensioni; garantisce l’andare oltre la semplificazione, garantisce la complessità dell’esserci, dello stare assieme.

Il dolore della perdita, del proprio lutto importante, resta l’humus comune nel gruppo, da qui l‘attenzione delle facilitatrici alla polifonia variegata dei racconti, delle appartenenze, dell’invasione del dolore, della perdita di come si era, dei nuovi spazi di rigenerazione…

Sì, compito del facilitatore ė accogliere e, al tempo stesso, aiutare l’uscita dal gruppo. L’uscita di chi ha percorso il proprio cammino individuale e può riprendersi la vita. Diversa, certo, ma ancora ricca di sguardi verso il futuro. È un momento delicatissimo, fondamentale perché il gruppo non si trasformi in un luogo così familiare da non poter immaginare di lasciarlo. Non spingere fuori, piuttosto rendere consapevoli delle conquiste raggiunte, sostenere il guardarsi intorno… C’è ancora tanto da vedere…

La formazione del facilitatore è continua. Due gli incontri mensili: la supervisione con gli altri facilitatori e con la psicologa; l’incontro con tutti i volontari. Momenti di confronto con altre realtà, di discussione sulle linee guida elaborate dai gruppi G.A.M.A., narrazione di cricità che possono nascere via via.

Il volontario nei gruppi G.A.M.A. è sempre in contatto con la sua parte profonda, il dolore dilagante è accanto allo spazio aperto per la vita; l’accoglienza dei partecipanti danza con la loro uscita; il pianto è vicino al riso; il ricordo si sporge per un nuovo racconto. Uno stare tra “contraddizioni” per tessere fili con colori sconosciuti verso forme nuove, trovate e sostenute individualmente e assieme.

Gruppi di
auto mutuo
aiuto

A chi soffre per la perdita di una persona cara, FILE offre un servizio di sostegno e accompagnamento grazie ai gruppi di auto mutuo aiuto per l'elaborazione del lutto.

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